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LA NASCITA DI UNA PASSIONE (pt.1)

05.01.2023 |
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"La mia passione per il medical-fetish, in particolare per clisteri, supposte e cose simili, risale alla mia pubertà..."
Ho già pubblicato diversi racconti di fanatasia incentrati sul medical-fetish e mi è sembrato giusto racccontare, in 4 episodi, come e quando si è sviluppata ed accresciuta la mia passione per il med-fet.La mia passione per il medical-fetish, in particolare per clisteri, supposte e cose simili, risale alla mia pubertà.
Il tutto data nel tempo ai primi anni '60 quando, nel luglio di quell'anno, avevo 14 anni, i miei genitori dovettero partecipare ad un importante convegno in centro Italia ed io non ne volevo assolutamente sapere di andare con loro ad annoiarmi in albergo, quindi decisero di lasciarmi a casa ma, vista la mia giovane età, chiesero all'infermiera di mia nonna emiplegica, se poteva stare a casa con me dal momento che la nonna era andata a passare i mesi più caldi in una casa di riposo.
Giovanna, questo era il suo nome, accettò subito, tale scelta mi andava bene in quanto la conoscevo bene e con lei avevo sempre avuto ottimi rapporti, inoltre lei era una bella donna sulla quarantina e già allora mi piaceva guardarla girare per casa in camice e calze bianche. Poco prima della partenza dei miei, Giovanna suonò alla porta, dopo le solite raccomandazioni di mia madre e mio padre, lei prese saldamente in mano le redini della casa e, dopo aver indossato la divisa di rigore, camice e calze bianche, passò subito in cucina per preparare il pranzo lasciandomi libero. Non so perché, forse l'idea di essere solo con lei, ma la situazione mi stuzzicava parecchio. Il pranzo era perfetto e subito dopo mangiato, mentre lei si occupava di mettere in ordine io feci alcune telefonate ai miei amici e combinai per vederci, ottenuta l'autorizzazione uscii con l'ordine di rientrare non oltre le ore 19. Il pomeriggio passò nei soliti giochi dei quattordicenni e, ubbidiente, rientrai all'ora prefissata, Giovanna era seduta in poltrona a leggere un libro ma, sapendosi sola e complice il caldo, aveva parzialmente sbottonato il camice, entrato in salotto, rimasi impietrito, il suo corpo era parecchio piacevole, coperto solamente da reggiseno e mutandine nere, le gambe inguainate in calze autoreggenti bianche, lei con la massima disinvoltura, si ricompose con un sorriso che, solamente molti anni dopo, capii essere complice e allusivo. La cena passò tra le solite chiacchiere generiche, poi guardammo un po' di televisione finché, mentre mi preparavo ad andare a dormire, Giovanna sganciò la bomba: "Ho l'impressione che tu abbia un po' di febbre, sarebbe il caso di controllare, vado a prendere il termometro, tu intanto mettiti a letto" io rimango interdetto,in quanto mi sentivo benissimo ma lei era già sparita, scotendo la testa, faccio la doccia e mi corico. Ho appena il tempo di spegnere la luce, accendere la lampada sul comodino e mettermi sotto le coperte che Giovanna si presenta alla mia porta, complice la luce che proviene dal corridoio, il suo camice assume una certa trasparenza tale da farla sembrare senza, lei mi si avvicina e si siede sul bordo del letto e con un mesto sorriso dice "Mi spiace, ma ho trovato solamente il termometro rettale, dovremo misurare la febbre per via rettale", io rovescio gli occhi al cielo ed allungo la mano per prenderlo ma lei mi blocca "Ci penso io, so bene come si comportano i ragazzini, per paura di aver la febbre ed essere bloccati in casa, sono capaci di far finta di infilarlo" immediatamente si alza e tira giù il lenzuolo, io, istintivamente, porto le mani al pube per coprirmi dal momento che non uso alcun pigiama. Lei scoppia a ridere "Guarda che sono un'infermiera e non mi scandalizzo così facilmente, adesso girati sul fianco". Giovanna prende dalla tasca un tubetto di crema e la cosparge abbondantemente sul termometro e sul dito medio della destra, quindi, con la sinistra di divarica le natiche e passa il dito sul buco "Non muoverti, metto un po' di crema così non ti farò male" sento il suo dito massaggiarmi l'area e subito dopo qualcosa di freddo mi entra nel buchino. Le sensazioni combinate del massaggio e l'introduzione del termometro, mi producono una leggera erezione, fortunatamente la posizione la nasconde, però adesso succede qualcosa di strano, lei comincia a muovere dolcemente il termometro in tutte le direzioni, mentre mi accarezza una natica "Per ottenere una misurazione più accurata, devo muovere il termometro spero di non farti male", In effetti quei movimenti sono tutt'altro che spiacevoli, tanto che la mia erezione raggiunge il massimo, passati i tre classici minuti, dopo alcuni movimenti belli decisi, lei sfila il termometro e legge il valore "Come supponevo, hai una leggera alterazione, vado a vedere se c'è qualche rimedio, così domattina sarai a posto"e lascia la camera, la sento rovistare nell'armadietto dei medicinali mentre cerco di calmare l'erezione, pochi secondi e lei torna con una scatola di supposte. Io scuoto vigorosamente il capo in segno di diniego, assolutamente non se ne parla, le supposte non mi piacciono proprio, e chiedo se non ci sono delle pastiglie, lei assume l'espressione tipicamente intransigente che a volte ha mia madre "Senti, Franco, l'infermiera sono io e questo è il rimedio migliore, se non vuoi, dovrò telefonare ai tuoi e, comunque, domani dovrai stare chiuso in casa anziché andare a giocare con i tuoi amici, decidi tu". L'idea che telefoni ai miei e che domani debba stare a casa mi convince e, nuovamente allungo la mano per prendere la supposta "No, no te la metto io, girati sulla schiena e porta le gambe verso il petto", assumo la posizione coprendomi con le mani il pube "Ci risiamo, non devi vergognarti, uomini e ragazzi nudi ne ho visti un mare, adesso togli le mani ed appoggiale ai tuoi fianchi sul letto" con un sospiro di frustrazione tolgo le mani e le metto lungo i fianchi mentre Giovanna si china verso il mio sedere, Non so quanto volutamente, i primi bottoni del suo camice sono sbottonati e quindi si offre ai miei occhi la visone di parte del suo seno. Il mio pene, nonostante i miei sforzi, decide di tornare in erezione, mentre lei mi sorride e fa un breve cenno di approvazione, subito dopo sento la supposta appoggiarsi al mio buchino e, complice la crema residua della misurazione della febbre, scivola dentro seguita dal medio di Giovanna, la cosa mi stupisce ed aggrotto la fronte, lei mi rassicura "Perché la supposta sia efficace, è bene che vada molto in alto, rilassati, non ti farò male, anzi..." L'ultima parola mi lascia interdetto ma in effetti, sentire il dito dentro di me, che intanto, ha cominciato a muoversi, è molto piacevole tanto che il mio pene comincia a pulsare. Lei lo sfiora con una mano e mi sorride con aria complice e sfila lentissimamente il dito "Ecco fatto, adesso cerca di dormire, ci vediamo domattina" con un'ultima strizzatina al pisello tira su le lenzuola e lascia la camera. Ovviamente, appena la sento ritirasi nella camera di mia nonna mi masturbo furiosamente. Il mattino successivo, Giovanna viene a svegliarmi e fa un annuncio che mi gela "Ieri sera sei stato un bambino cattivo, non credere che non abbia sentito che ti masturbavi, sai che non è una cosa molto sana? ma d'altronde alla tua età è abbastanza normale, però sarebbe opportuno che ne parliamo un momento, dimmi sinceramente, ti masturbi molto sovente? da solo con i tuoi amici? fai altri giochi che coinvolgono pisello o ano?" io sono imbarazzatissimo e bofonchio qualcosa "Andiamo Franco, non devi vergognarti, fidati, non dirò nulla ai tuoi, abbiamo sempre parlato di tutto, con me puoi aprirti" rassicurato dalle sue parole le rispondo sinceramente fino ad arrischiarmi a dirle che termometro, supposta, dito e... lei mi avevano eccitato da morire. Lei mi guarda con un dolce sorriso, mi mette la mano sulla fronte "Molto bene la febbre è sparita, rimani a letto ancora qualche minuto, io torno subito". Rimango perplesso ed aspetto, pochi minuti e Giovanna rientra, su un braccio ha un asciugamano e nell'altra una peretta sormontata dalla lunga sonda vaginale! Io sbarro gli occhi ma lei mi previene "Dobbiamo eliminare i residui della supposta e questo è il sistema migliore, non preoccuparti, vedrai che ti piacerà". In effetti la cosa mi comincia a sembrare interessante, anche perché ha il camice praticamente sbottonato, tranne un bottone al centro, lei si ferma un momento e mi sorride "Ti piaccio? adesso occupiamoci di te, alzati un momento che sistemo l'asciugamano", posa la peretta sul tavolino da notte e tira giù il lenzuolo mentre io mi alzo, questa volta senza coprirmi. Sistemato l'asciugamano mi ordina di sdraiarmi sulla schiena nella stessa posizione che avevo assunto ieri sera per ricevere la supposta, con un senso di anticipazione ed il fiato corto, assumo la posizione. Giovanna si avvicina, pesca da una tasca un tubetto di crema, ne cosparge la sonda della peretta, e quindi, chinandosi verso di me, mi lubrifica il buchino, infilando anche il medio, senza preoccuparsi di quanto mi mostrava il camice sbottonato, ovviamente il mio pisello reagisce immediatamente mettendosi sull'attenti per cui mi profondo in scuse. "Non preoccuparti, l'area rettale è ricca di terminazioni nervose, per cui la tua reazione - una strizzata al pisello - è assolutamente naturale, e rassicurati, gradire una certa dose di stimolazione anale non significa che tu sia gay, adesso rilassati che ti somministro la peretta". Sento la punta della peretta appoggiarsi al buchino e, subito dopo, farsi strada dentro di me. Lei mi lascia alcuni per abituarmi all'intruso, mi fa appoggiare i piedi sul letto con le gambe larghe poi comincia a comprimere molto lentamente la pera con una mano e con l'altra mi massaggia il ventre noncurante del fatto che il suo avambraccio mi sfiora il pisello "Respira a fondo, stai andando benissimo, ancora poche gocce, poi risucchio l'acqua e la rimetto dentro almeno un paio di volte". Il ventre mi si gonfia finché la sensazione diventa fastidiosa, ma, non appena Giovanna allenta la pressione e l'acqua viene risucchiata nella peretta la sensazione sparisce per riapparire quando lei la comprime nuovamente, questo giochino dura tre o quattro volte, finché dopo un'ultima compressione, sfila dolcemente la pera, "Resisti qualche minuto, poi potrai andare a liberarti, e.. mi raccomando niente masturbazione!" Passo i prossimi minuti in una via di mezzo tra l'inferno dovuto ai crampi ed il paradiso dovuto al massaggio ed allo sfregamento sul pene poi, nudo come un verme e con il pisello che ballonzola, corro in bagno. Terminato di liberarmi, torno in camera mia per vestirmi ma Giovanna mi fa nuovamente stendere sul letto sulla schiena "Sei stato veramente bravo per cui meriti un premio, rilassati e goditi il momento". Lei si siede sul bordo del letto girata verso di me, mentre dal camice sbottonato spunta il seno nudo e mi prende in mano il pene, che nel frattempo si è afflosciato "Poverino! è diventato molle, adesso provvediamo, se vuoi, puoi toccarmi". Io non me lo faccio ripetere due volte e comincio a tastarle le tette, lei intanto continua ad accarezzarmi testicoli e pene che torna ad ergersi, non appena è soddisfatta dall'erezione inizia a masturbarmi ed in pochi secondi raggiungo l'orgasmo. Il tempo di riprendermi e ripulirmi mentre Giovanna riabbottona il camice e mi esorta ad uscire e raggiungere i miei amici fino a mezzogiorno raccomandandomi di mantenere il segreto su quanto è appena successo. La mattinata passa rapidamente ovviamente non faccio parola con gli amici, sicuro di non essere creduto ed eccomi nuovamente a casa, Giovanna ha già preparato il pranzo e ci sediamo a mangiare, al termine lei mi invita in salotto per fare due chiacchiere, subito lei entra nel vivo dell'argomento "Sai, quello che abbiamo fatto questa mattina, a qualcuno potrebbe sembrare sbagliato, ma io non sono dello stesso parere, comunque, se vuoi ci mettiamo una pietra sopra e non ne parliamo più", io mi affretto a rassicurarla, anche a me non è sembrato sbagliato, anzi mi è piaciuto moltissimo e le prometto che la cosa rimarrà esclusivamente tra di noi, lei mi sorride e mi abbraccia "Sono contenta che la pensi così, in questi giorni, se vuoi, potremo divertirci ancora, e mi raccomando, se hai dei quesiti in campo sessuale puoi sempre rivolgerti a me". Da quel giorno, tra noi ci fu una sorta di complicità, Giovanna mi insegnò altri giochi medical, quali l'enteroclisma e la penetrazione rettale e, non ultimo, qualche anno dopo, si occupò della mia verginità. Tra di noi le cose andarono avanti per quattro bellissimi anni, rubacchiando i nostri momenti quando la nonna dormiva ed i miei erano fuori o a casa sua, oppure a casa sua, finché la nonna mancò e noi ci perdemmo di vista, ma serbo ancora vivido il ricordo dei nostri giochi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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